Premessa

La Toscana è oggi un tipico hot spot climatico in cui ondate di calore, eventi
estremi e siccità stanno già causando impatti gravi sull’agricoltura, sulle
risorse idriche, sulla biodiversità e financo sulla salute umana. Questa
situazione, nuova, è determinata dal surriscaldamento terrestre, che ha esteso
verso nord l’ITCZ (InterTropical Convergence Zone), suscitando
contemporaneamente instabilità nel vortice polare. Ciò provoca rapide e
improvvise irruzioni d’aria fredda da nord che, scontrandosi con l’aria calda e
umida (ormai stazionaria alle nostre latitudini), genera precipitazioni sempre
più intense, imprevedibili e concentrate (nel tempo e nello spazio). Con impatti
enormi e inattesi, soprattutto sul reticolo idrografico minore, che sconvolgono
ogni schema predittivo sui tempi di ritorno fin qui conosciuto. Ebbene, la
comunità scientifica, ormai, è unanime nell’attribuire al nostro modello di
sviluppo e, in particolare, alla dipendenza dalle fonti energetiche fossili la crisi
sistemica che stiamo vivendo.
Pertanto, dando per scontate tutte le misure che si possono prendere per
adattare il territorio toscano a questa situazione nuova (fermando il consumo
di suolo, “ripristinando natura” ovunque, prevenendo attivamente il rischio
idrogeologico), al contempo, non possiamo assolutamente esimerci dal
mitigare le cause che hanno generato la crisi climatica in atto.
Tutto ciò premesso, sul piano politico: comprendere, sposare e declinare i
principi del Green Deal europeo non è quindi solo giusto, bensì necessario.
Anche perché i danni e i costi della crisi si scaricano sempre di più e in modo
sempre più violento sui gruppi sociali e i territori più fragili. Anche in Toscana.
D’altronde, i dati OMS ci dicono che la transizione verso le rinnovabili è
diventata imperativa non solo per contrastare i cambiamenti climatici, ma
anche per preservare la salute umana. I combustibili fossili (petrolio, carbone
e gas naturale), sono infatti tra le cause principali dell’inquinamento
atmosferico, conclamato fattore di rischio per malattie respiratorie,
cardiovascolari e altre patologie gravi. Dipendere ancora da tali fonti
energetiche non solo ostacola gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra, ma
espone le popolazioni a livelli pericolosi di sostanze nocive. Superare questa
“dipendenza tossica” significa anche rispondere a un imperativo sanitario per
garantire un futuro più sano, vivibile e sostenibile alle future generazioni.
Scenari quantitativi
Se la decarbonizzazione passa necessariamente dal totale abbandono dell’uso
delle fonti fossili e da una capillare operazione di efficientamento energetico,
che azzeri gli sprechi ovunque possibile, non possiamo certamente eludere
la dimensione quantitativa del ricorso alle rinnovabili. Da questo punto di vista,
la Regione Toscana si trova a dover “pianificare” sul proprio territorio un
minimo di 4,25 GW di potenza aggiuntiva da impianti d’energia rinnovabile
entro il 2030, secondo quanto stabilito dal Decreto aree idonee licenziato dal
MASE. In realtà, essendo i target del Governo Meloni del tutto inadeguati a
rispettare gli obiettivi internazionali, sarebbe auspicabile porsi traguardi più
ambiziosi, sulla scia di quanto deciso dai governi progressisti di Starmer e
Sanchez, ad esempio triplicare l’installato attuale come da recenti accordi G7
(nel caso sarebbero + 6 GW), e pensando già e soprattutto al traguardo finale
(ineludibile e obbligatorio) della completa decarbonizzazione al 2050. Entro
quell’anno, la potenza installata richiesta alle varie regioni europee, stanti gli
scenari e le tecnologie attuali, sarebbe circa cinque volte superiore a quella del
2030. Questo, per la Toscana, significherebbe dover installare circa 21
gigawatt aggiuntivi rispetto allo status quo.
Pensare in questi termini e con questo orizzonte temporale è, anche
culturalmente, assai impegnativo ma indispensabile. Anche perché, numeri
alla mano, ciò implica la necessità di aumentare da subito di almeno 7 volte la
velocità di approvazione degli impianti rispetto al “ritmo attuale”.
In altri termini, riteniamo necessario che questa Giunta Regionale persegua
tenacemente l’obiettivo di una Toscana 100% efficiente e rinnovabile. Che
lo faccia a partire da oggi, da subito e in ogni decisione futura perché
questa è l’unica garanzia di non dover ricorrere nel prossimo futuro a
soluzioni emergenziali, più rischiose in termini d’impatto sulla salute delle
persone e degli ecosistemi.
Da questo punto di vista, auspichiamo che la Regione Toscana:
➢ dichiari l’intero suo territorio indisponibile e inidoneo all’installazione
di centrali nucleari, di qualsiasi tipologia o dimensionamento;
➢ chieda al Governo il doppio corso sul prezzo dell’energia elettrica: uno
basato su gas e carbone e l’altro sul prezzo delle energie rinnovabili;
➢ avvii una rapida revisione delle disposizioni urbanistiche (piani operativi,
regolamenti edilizi, etc.) in modo da liberalizzare l’installazione del
fotovoltaico sulle coperture degli edifici, (e con le ovvie accortezze del
caso) anche nei centri storici.
Proposta di metodo
Innanzitutto vogliamo richiamare quanto precisato anche nel documento
inviato da Elettricità Futura a tutte le Regioni*, in particolare riguardo alla
necessità di salvaguardare:
➢ i progetti che dal 2021 a oggi sono stati localizzati nelle aree definite
idonee ai sensi del decreto che ha attuato la RED II (aree idonee ex lege,
art. 20 comma 8 d.lgs. 199/2021);
➢ i progetti per i quali, alla data di entrata in vigore della legge regionale,
sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative
necessarie a ottenere l’autorizzazione a realizzare l’impianto;
➢ il principio di “limitazione al minimo necessario delle zone di
esclusione in cui non può essere sviluppata l’energia rinnovabile” (come
previsto dalla recente Raccomandazione della Commissione UE n.
2024/1343). Ossia, le zone non idonee devono essere puntualmente
giustificate sulla base di dati tecnici e scientifici, non generici,
eventualmente verificando la possibilità di ridurre gli impianti, piuttosto
che vietare, tout court, le installazioni.
* https://www.elettricitafutura.it/News-/Comunicati-Stampa/Appello-di-
Elettricit-Futura-alle-Regioni-lavorate-per-ridurre-i-prezzi-dellenergia-
elettrica_6099.html
Le preoccupazioni vere, non le paure irrazionali
Stiamo disegnando un mondo nuovo, un nuovo paesaggio, un nuovo equilibrio
economico e sociale. Dobbiamo farlo presto e bene. Con l’attenzione giusta,
profondendo competenze e qualità. Senza cedere mai a paure irrazionali. In
questi giorni, leggiamo di preoccupazioni per il turismo, di presunti problemi
d’instabilità idrogeologica legata agli interventi eolici sui crinali, addirittura di
timori sismici. Per l’eolico off-shore, addirittura, di problemi legati alla pesca.
Ebbene, sono tutte paure e timori che non hanno alcun fondamento scientifico,
né riscontri nelle migliaia di progetti di grandi impianti rinnovabili, ormai anche
pluridecennali, realizzati in tutto il mondo.
Scozia, Portogallo e Grecia sono tutti Paesi a forte vocazione turistica, che
ormai pullulano di pale eoliche, e non ci risulta alcuna flessione delle presenze,
anzi, in alcuni casi la visita ai parchi eolici sta diventando parte integrante dei
tour proposti dalle agenzie turistiche.
Piuttosto, è fondamentale riferirsi alle indicazioni delle direttive europee, come
la Direttiva Red III, che prescrive “dalle zone di accelerazione degli iter per le
rinnovabili debbano essere espunte quelle di altissimo pregio ambientale”,
come siti ad alta fragilità biologica ed ecosistemica, e particolarmente ricche
di biocenosi, specie o habitat oggetto di prioritario interesse di conservazione.
La tutela degli habitat fragili è una preoccupazione assolutamente fondata e
dirimente, la paura un po’ medioevale di veder trasformato il “nostro piccolo
mondo antico” va invece rigettata con fermezza.
Il “disegno” delle aree idonee
Noi non vogliamo deturpare il paesaggio toscano né, tanto meno, alterarne la
naturalità. Il paesaggio e la natura della toscana sono già offesi e feriti dalla crisi
climatica: in montagna, sulla costa, nelle aree più interne. Noi vogliamo, al
contrario, che cessi la politica – pavida - dei due tempi: prima progetto e poi,
semmai, mitigo. Il progetto di un qualsiasi impianto deve sussumere e
includere sempre un “progetto di paesaggio” per quel luogo che s’intende
trasformare. Sapendo bene che non esiste l’impatto zero, ma che l’inserimento
di un parco eolico o agrivoltaico in un dato territorio non può essere assunto
come una scontata e ineluttabile prospettiva peggiorativa di “quel” paesaggio
e di quell’ecosistema. Il nuovo Piano per la Transizione Ecologica della Regione
Toscana - da questo punto di vista - deve necessariamente dialogare col Piano
d’Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico, nonché col sistema
delle aree protette e Rete Natura 2000, sulla scorta di un equilibrato calcolo
delle priorità e nella prospettiva di quanto è necessario fare, anche per
difendere il paesaggio e la biodiversità dalle aggressioni della crisi climatica.
In questo contesto, non si devono escludere a priori progettualità anche nel
nostro sistema nazionale delle aree protette e nei parchi, ma convergere
semmai sulle superfici interne ai parchi a minor gradiente di protezione e con
le tecnologie più indicate e commisurate alle peculiarità locali.
In questo senso, specie per quel che concerne i parchi eolici esistenti,
andrebbe favorito e promosso, con drastiche semplificazioni, il revamping e il
repowering degli impianti. Con la sostituzione dei vecchi aerogeneratori si
otterrebbe infatti, a parità di consumo di suolo, più efficienza, più potenza
installata e quindi molta più energia prodotta nell’unità di tempo. D’altra parte,
senza l’eolico non potremo mai convertire il nostro modello energetico. Il
principio cardine è concentrarsi su impianti (off-shore in primis) dotati di un
numero esiguo di rotori ma di grande taglia e grande resa energetica. Più facile
prevenire così effetto selva e distonie coi segni iconici del territorio.
Per quanto riguarda, invece, la tecnologia fotovoltaica, ferma restando
l’assoluta necessità di favorire e sbloccare gli iter per la collocazione sui tetti,
ovunque possibile, ci pare opportuno richiamare qui tre peculiari sue
applicazioni.
Agrivoltaico
Le aree idonee all’agrivoltaico dovranno essere definite in base alle colture,
privilegiando quelle che richiederebbero comunque un ombreggiamento, quali
ad esempio la vite e le orticole, sempre più penalizzate dalla crisi climatica che
le sottopone ad alte temperature e ad eccessi d’insolazione. L’agrivoltaico,
insieme al fotovoltaico sui tetti degli edifici rurali e delle stalle, potrebbe
contribuire a integrare il reddito delle imprese agricole toscane, sempre più
penalizzate dalla scarsa remunerazione nelle filiere, dal caro/energia e
dall’abbandono.
Fotovoltaico verticale
Le recinzioni, quando con orientamento adeguato, dovrebbero essere
considerate aree idonee all’istallazione di pannelli fotovoltaici verticali
bifacciali. I vantaggi sarebbero l’esigua occupazione di suolo e la produzione
energetica di picco, principalmente nelle ore mattutine e serali. In generale, il
fotovoltaico verticale, con pannelli bifacciali, potrebbe godere di più ampie
aree idonee, in quanto certamente a minor impatto visivo.
FV nelle cave dismesse
Tutte le cave dismesse dovrebbero essere considerate aree idonee al
fotovoltaico, se nelle condizioni di orientamento idonee. Deve però essere
risolto il problema relativo alla definizione di “dismessa”. Se infatti si
considerasse tale una cava solo dopo la sua bonifica e recupero ambientale,
essa non sarebbe più considerata cava e quindi ricadrebbe nel principio di
inidoneità.
Per quanto riguarda, inoltre, la risorsa geotermica, da sola oggi capace in
Toscana di rispondere al 33% del fabbisogno elettrico regionale, essa può
esser qui computata in quota rinnovabile se e solo se si tratti di geotermia a
ciclo chiuso, con completa reiniezione dei fluidi. Essa, peraltro, può essere
ancora sviluppata coi sistemi di iper loop, favorendo l’utilizzo dei pozzi
dismessi dell’era fossile. Contemporaneamente, dobbiamo pretendere la
sempre più efficace realizzazione del teleriscaldamento freddo,
semplificandone al massimo procedure autorizzative e iter.
In questo senso, vorremmo veder promosso un dialogo sempre più serrato e
proficuo coi gestori idrici, affinché sia usata la loro rete idropotabile come
potenziale scambiatore nei circuiti delle pompe di calore domestiche. Un
tassello questo imprescindibile dell’efficienza energetica degli alloggi, accanto
al geotermico a bassa entalpia.
La partecipazione, la trasparenza e il protagonismo delle comunità
Se da un lato è ineludibile la necessità di realizzare grandi impianti, per
accompagnare la rivoluzione energetica qui e ora, occorre però anche
incentivare un “movimento dal basso”. Ebbene, i Prosumer (produttori /
consumatori di energia) costituiscono la chiave per “declinare” questa
transizione nei territori. Promuoverne e sostenerne un capillare aumento
consentirà di avere un sistema di generazione dell’energia distribuito, diffuso e
partecipato dai cittadini.
Da questo punto di vista, chiediamo alla Regione Toscana di:
1. finanziare subito il fondo rotativo a sostegno dei nostri Prosumer;
2. rendere disponibili alcune aree idonee direttamente a CER di zona
intenzionate a creare dei loro campi fotovoltaici/eolici condivisi;
3. collegare gli impianti realizzati su aree idonee a CER di zona lasciando
alle comunità tutto il TIP, senza chiedere nessun costo di gestione;
4. aprire gli impianti realizzati su aree idonee a una partecipazione di
azionariato diffuso partecipato dalla popolazione locale interessata che
possa partecipare a finanziamento / benefici dell’operazione;
5. assicurare che gli impianti realizzati su aree idonee generino sempre dei
benefici per la comunità locale, intesa anche come popolazione
residente e non solo come Istituzione.
6. Definire un utilizzo preferenziale per i fondi resi disponibili dalla
retroversione dei ricavi da parte dei proponenti un parco eolico o
fotovoltaico (DM 10 Settembre 2010 All. 2) per opere di compensazione
locali. Tali fondi, che per legge sono il 3% dei ricavi previsti, devono
essere finalizzati prioritariamente alla progettazione e poi alla copertura
dei rischi di finanziamento e realizzazione di impianti di comunità, in
modo da coinvolgerle per dare un contributo certo, costante e condiviso
all’abbattimento della povertà energetica. In questo modo, inoltre, si
riduce di molto la sensazione di spoliazione ed alienazione che tanti
problemi sta generando l’attuale confusa gestione di questi fondi. Da
notare che parte di detti fondi possono andare a coprire i costi di
mantenimento del fondo di garanzia regionale che dovrebbe essere
istituito per facilitare la realizzazione di impianti da parte degli enti locali,
comunque intesi.
D’altra parte, per come conosciamo la Toscana, condividere coi territori,
preventivamente, ogni sorta di progettualità, nella più piena trasparenza, ci
pare l’unico orizzonte possibile perché poi i procedimenti arrivino in fondo e a
buon fine. Positive e da ripetere in ogni caso in cui sarà possibile – da questo
punto di vista - le esperienze di Inchiesta Pubblica all’interno delle procedure
di VIA regionali.
Infine, ma non per ultimo, dovrà essere preoccupazione costante rendere
accessibili i vantaggi delle comunità energetiche, delle energie rinnovabili,
dell’efficientamento energetico, alla parte più povera e debole della
popolazione, che è anche la più esposta alla crisi climatica.
Proposte puntuali
➢ Anche nelle aree ritenute non idonee è fondamentale la liberalizzazione
di impianti a terra fino a 50 kW in autoconsumo o al servizio di una
CERS. I piccoli impianti fotovoltaici a terra sono meno costosi del 30%
per le famiglie e le microimprese e producono oltre il 10% in più di energia
di quelli collocati sui tetti.
➢ Le grandi vie di comunicazione quali: ferrovie, autostrade e SGC, per
un nastro congruo attorno ad esse, debbono poter fruire di una
autorizzazione semplificata, in regime di silenzio assenso entro 30 giorni,
per la collocazione di pannelli FV a terra e/o in verticale sulle barriere
antirumore.
➢ Le coperture FV dei parcheggi devono esser favorite e incentivate con
interventi anche regionali di sgravio e semplificazione, a causa del loro
maggior costo, e anche perché utili a ridurre il fenomeno delle isole di
calore in città, oltre che a proteggere dal surriscaldamento interno le auto
di chi non può permettersi il garage.
➢ Dobbiamo promuovere svuotamento & ripulitura dei bacini
idroelettrici con tecniche di eco/dragaggio a circuito chiuso. Questo per
proteggere la Toscana dalle alluvioni, per stoccare più acqua per i mesi
siccitosi ma anche per incrementare la produzione di idroelettrico
almeno del 30%, e recuperare enormi quantità di fango potenzialmente
fertile, a vantaggio delle imprese agricole.
➢ Dobbiamo incentivare soluzioni innovative per lo stoccaggio e la
cessione differita di energia, un tema che sarà cruciale per il
raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Come, a titolo
d’esempio, gli impianti flottanti su bacini lacustri e iter facilitati per la
creazione di micro/bacini aggiuntivi a monte o valle di quelli esistenti, in
modo da permettere la creazione di micro e mini idroelettrico a doppia
funzione, che avrebbero ulteriori benefici per il loro utilizzo e per la
mitigazione degli effetti climatici attesi.
La guerra è fossile, la pace è rinnovabile
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pochi giorni fa, intervenendo
al Campus delle Nazioni Unite di Bonn, in un seminario sulla crisi climatica, ha
detto: "Esiste l'urgenza di una transizione energetica che sia concreta,
pragmatica, sostenibile ed efficace". E ancora: “Se vogliamo lasciare alle future
generazioni un pianeta dove l’umanità possa vivere e prosperare in pace
ovunque, in ogni luogo, in ogni continente, allora dovremmo oggi compiere, tutti
assieme, progressi decisivi…”
Ecco, mentre due guerre vergognose ci opprimono alle porte dell’Europa, noi ci
battiamo per un modello economico ed energetico sorretto dall’energia pulita
generata dalle fonti rinnovabili, perché è il modo più limpido e coerente che
conosciamo per inverare la pace. Qui e ora. Anche in Toscana.
Per migliaia di anni si sono combattute guerre per le risorse. Soprattutto
energetiche. Affidarsi con fiducia a risorse pulite e rinnovabili è la chiave giusta
per evitare guerre future ed esserne poi travolti.
Per questo, per tutti noi è giunto il tempo di pianificare, insieme, quei
“progressi decisivi” di cui parla il nostro Presidente della Repubblica.

Firenze, 3 ottobre 2024

Sottoscrivono le seguenti organizzazioni:
ASPO Italia,
Associazione Progetto Firenze,
Ecofuturo,
Ecolobby,
Energia per l’Italia,
Extinction Rebellion,
FIAB Firenze Ciclabile,
Fridays for Future Firenze,
Greenpeace,
ISDE Toscana,
Kyoto Club,
Laboratorio Ambientale Mugello,
Legambiente,
Pro CER,
Rinascimento Green,
Transistor,
WWF Toscana