Com’è noto, da mesi, è in discussione la proposta di legge regionale che riformerà l’ARPAT ai sensi della Legge 132/2016, che ha istituito il Sistema Nazionale a rete per la Protezione Ambientale (SNPA) e meglio disciplinato le funzioni dell’ISPRA. In questo contesto delicato e di complessa agibilità politica, la percezione diffusa è che la Pdl in oggetto comprima ulteriormente spazi di terzietà e di efficacia per l’ARPAT. Ciò avverrebbe, mentre nel Paese e in Toscana in particolare, la domanda di qualità ambientale si va facendo sempre più forte, incisiva e popolare.
Legambiente, pertanto, non può che confermare integralmente le sue preoccupazioni, già esternate ai tavoli di concertazione convocati sul tema. A nostro avviso il punto fondamentale è l'eliminazione di ogni ambiguità giuridica dall’art. 3, perché l'Agenzia per sua "natura" non può essere mero ente strumentale, né tanto meno dipendente della Giunta Regionale, ma è invece una componente essenziale del SNPA, nata per volontà referendaria e secondo precise norme nazionali.
Da questo punto di vista, giova ricordare che l’impatto del Bilancio dell’Agenzia rispetto a quello generale della Regione Toscana è ascrivibile alla risibile quota dello 0,6%. E che depotenziare il sistema dei controlli su tutte le matrici ambientali della nostra regione (dall’acustica all’aria, dal suolo alle acque) ha e avrà conseguenze rilevanti sugli ecosistemi della Toscana. In perfetta controtendenza a quanto ci richiede l’Europa e a quanto prescrive lo stesso Sistema Nazionale varato dalla Legge 132.
Sulla cui efficacia, per concludere, non possiamo non rimarcare l’assoluta inopportunità del suo articolo finale, il 17, che prevede inopinatamente la clausola d’invarianza dei costi per lo Stato, a fronte di un allargamento di mansioni, funzioni e attività per il Sistema. Legambiente chiede ancora che questa clausola venga rimossa affinché ciascun livello istituzionale, per quanto di sua competenza e con la necessaria leale collaborazione con le altre articolazioni della Repubblica, cooperi alla tutela attiva dell’ambiente.
Ufficio Stampa Legambiente Toscana
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ECCO PERCHÉ DICIAMO NO AL NUOVO AEROPORTO:
- Perché realizzare un corridoio asfaltato di 2400m di pista (che diventano 3000m, coi relativi spazi di rispetto aeroportuali) nel cuore del presunto parco, significa uccidere ai primi vagiti il Parco Agricolo della Piana, che invece avrebbe dovuto essere prioritario rispetto a qualsiasi altra infrastruttura fino ad assurgere a principio ordinatore della pianificazione.
- Perché al momento della decisione di “riqualificare” lo scalo fiorentino, la Regione Toscana si sarebbe impegnata formalmente a promuovere un Dibattito Pubblico sul nuovo aeroporto, ma finora non ha mantenuto il suo impegno.
- Perché come si evince dal parere rilasciato degli uffici VIA regionali, il rifacimento e lo spostamento a ovest del Fosso Reale e dell’intero sistema della bonifica, comporterà per la piana sestese un rischio idraulico semplicemente “non calcolabile”.
- Perché, nonostante il proponente abbia certificato la nuova pista come esclusivamente monodirezionale verso ovest, nel Master Plan essa risulta prevalentemente monodirezionale, con una percentuale non trascurabile di atterraggi e decolli (12% circa) in direzione Firenze, il cui centro storico come si sa bene è patrimonio mondiale Unesco.
- Perché il proponente dice che col nuovo scalo inquinamento atmosferico e acustico diminuiranno, ma ciò appare vero solo per il borgo di Quaracchi ma non in linea generale, vista la compresente previsione d’incremento dei voli e della dimensione degli aerei.
- Perché il nuovo scalo interferirà pesantemente sulla viabilità Nord/Sud della Piana, decretando ad esempio la cancellazione di via dell’Osmannoro, fondamentale arteria di collegamento tra Sesto Fiorentino e i borghi storici di Peretola, Brozzi e Quaracchi.
- Perché tacitamente, con la placida motivazione di una più forte sinergia con lo scalo di Pisa, determinata anche dalla fusione societaria in Toscana Aeroporti, s’intende di fatto decretare una primazia del Vespucci sul Galilei, che è a nostro avviso insensata, da tutti i punti di vista: strategico/trasportistico, territoriale, ambientale e socio/economico.