Firenze, 24 luglio 2024- In Italia le ecomafie premono sempre di più sull’acceleratore e fanno affari d’oro. In un quadro nazionale che vede l’aumento dei reati ambientali che nel 2023 salgono a 35.487, registrando +15,6% rispetto al 2022 (con una media di 97,2 reati al giorno, 4 ogni ora) la Toscana sale dal settimo al quinto posto, seguita dal Lazio. A tracciare un quadro di sintesi è il nuovo report di Legambiente “Ecomafia 2024. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia” (edito da Edizioni Ambiente), nel 30esimo anno dalla sua prima pubblicazione.

Quest’anno si conferma un trend in crescita delle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, mentre la Toscana si attesta (subito dopo di loro) al quinto posto con 2.318 reati (il 6,5% sul totale nazionale) 114.523 controlli, 2.273 persone denunciate, 1 arresto, 302 sequestri, 5755 illeciti amministrativi e 7531 sanzioni amministrative. Relativamente alle province toscane, l’unica presenza in classifica 2023 è quella di Livorno, che si attesta all’undicesima posizione tra Lecce e Latina, con 604 reati e 1064 illeciti amministrativi. Una tendenza al peggioramento nella nostra regione, che nell’ultimo decennio ha visto crescere gli ecoreati passando da un totale di 1.989 nel 2013 a 2.318 nel 2023.

«Un quadro quello che fotografa il Rapporto Ecomafia quest’anno per niente rassicurante, anche per la nostra regione; - dichiara Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana – il trend parla infatti molto chiaro. Si registra un graduale ma incessante aggravamento del fenomeno, con una particolare criticità delle infrazioni nel ciclo del cemento, che, ricordo, ricomprendono fattispecie quali: abusivismo edilizio (parziale o totale), attività estrattive illegali, irregolarità (di varia natura e gravità) nelle procedure di appalto. Il caso peculiare della costa livornese e dell’Isola d’Elba c’insegna poi che nei luoghi dove la pressione turistica è più forte occorre profondere un ulteriore sforzo di deterrenza e vigilanza. Solo con un’azione incessante e coordinata tra cittadinanza attiva, forze dell’ordine e amministratori pubblici, riusciremo a comprimere questi fenomeni, assolutamente indegni per una regione civile come la nostra».

All’interno del report vengono approfonditi i diversi tipi di ecoreati in materia ambientale in Toscana e relativi trend, partendo dalle statistiche relative alle inchieste portate avanti sulla corruzione ambientale: dal 2010 ad oggi il totale è di 76 inchieste (5,2% del totale), 511 persone arrestate, 851 persone denunciate e 200 sequestri effettuati. Tra i reati più diffusi nella nostra regione troviamo le infrazioni relative al ciclo dei rifiuti, alla filiera illegale del cemento e il traffico di animali. In particolare, per quanto riguarda le illegalità rilevate nel ciclo del cemento, la Toscana da quarta diventa quinta in classifica nel 2023 con 965 reati (il 7,4% sul totale nazionale). Da notare il trend notevolmente in crescita con il numero di reati triplicati dal 2013-2023, passando da 330 a 965. In questo ambito è rilevante l’illegalità denunciata da anni all’isola d’Elba dal circolo locale di Legambiente, fatta soprattutto di seconde case parzialmente abusive e accessi “privati” alle spiagge.

«Il ciclo del cemento resta quello con il maggior numero di reati anche a livello nazionale. Ma presentando oggi il Rapporto Ecomafia a Firenze, vogliamo anche lanciare da questa regione, segnata dall'inchiesta “Keu” e dall'aumento dell'illegalità ambientale, un forte appello a Confindustria e al suo presidente nazionale, Emanuele Orsini, perché contribuisca, nell'ambito del suo ruolo e delle sue competenze, a liberare l'economia e il sistema imprenditoriale del nostro Paese dalla zavorra dell'ecocriminalità – afferma Enrico Fontana, responsabile Osservatorio Ambiente e legalità –. Legambiente è pienamente disponibile a collaborare, perché l'ecomafia non minaccia solo l'ambiente e la salute dei cittadini ma rappresenta un pericolo per le imprese sane del nostro Paese. Lo dimostrano la crescita delle infrazioni nella gestione dei rifiuti, con pratiche illegali che minacciano l’economia circolare; l'aumento delle esportazioni illegali dirifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, verso Asia e Africa; la diffusione del mercato illecito degli F-gas, i gas refrigeranti, che vede l’Italia tra i paesi più esposti”.

È stabile invece il numero regionale dei reati legati al ciclo dei rifiuti illegali. In questo ambito, la Toscana permane a metà classifica con 448 reati, un dato praticamente stazionario rispetto ai 412 registrati nel 2013. Tra le filiere attenzionate c’è quella relativa all’export illegale di RAEE dal nostro paese risale allo scorso 6 aprile, quando i finanzieri insieme ai funzionari delle dogane e di Arpa Toscana hanno sequestrato nel porto di Marina di Carrara 82 tonnellate di RAEE frammisti ad altre tipologie di scarti. La ditta esportatrice ha sede a Prato, nel distretto tessile.

Un’altra categoria di ecoreati molto diffusa in Toscana è l’illegalità contro gli animali che vede la nostra regione molto alta nella classifica: si trova in quinta posizione (2023) con 478 reati pur riducendo gli illeciti del -20,4% rispetto allo scorso anno. In quest’ambito è da sottolineare l’impatto della pesca di frodo sulle coste e nell’arcipelago registrata nella provincia di Livorno.

Tra le notizie positive per la Toscana c’è il decremento degli incendi boschivi dolosi o colposi: la Toscana è settima in classifica con 206 incendi. Tra cui, nel 2023, l’incendio avvenuto all’Isola d’Elba ma anche quello dei boschi attorno al comune di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, e nelle colline attorno a Firenze. Un trend in netta diminuzione rispetto al 2022 che ha visto 441 incendi (-50%) e che rimane stabile dal 2013 (203 incendi) grazie al sistema di controllo regionale e delle associazioni locali.

Infine, trend in discesa anche per i reati contro il patrimonio culturale: la Toscana è settima in classifica (2023) con 44 furti d’arte, registrando un trend in diminuzione rispetto al 2013 (-50%).